In questa meravigliosa notte voglio farmi aiutare da una giovanissima Santa, nata proprio 150 anni fa e farle onore in un anniversario che è stato celebrato in tante parti del mondo; santa Teresa di Gesù Bambino mi è stata molto cara soprattutto nei primi anni del mio ministero sacerdotale e l’ho sempre portata nel mio cuore come una santa vicina al mio servizio di sacerdote. Entrando per la prima volta all’inizio di Giugno 2020 nella nostra Chiesa, sono rimasto piacevolmente colpito che il primo sguardo mi è andato proprio al quadro che si ha in Chiesa, entrando a destra. Lei stessa racconta di una svolta preziosa della sua vita la notte di Natale del 1886. Aveva tredici anni. Si reputava una bambina capricciosa, ancora infantile, troppo ripiegata su se stessa. Tornando dalla Messa di mezzanotte era tradizione, davanti al camino, scartare dei regali presenti dentro delle “scarpe incantate”, Il papà un po’ stanco, disse ad alta voce: Sarà l’ultimo anno di questo rito, orami siete grandi! Teresa s’intristì, ma fu poi pervasa da una gioia grande che segnò una svolta nel suo cammino. Scrisse proprio S. Teresa: “ Gesù, il dolce piccolo bambino, cambiò la notte della mia anima in torrenti di luce”.
Vorremmo proprio insieme lasciarci riempire da questo torrente di luce: che sia vero anche per noi. Ma dove sta la svolta? E’ tutta interiore: …” sentii la carità entrarmi nel cuore , il bisogno di dimenticarmi per far piacere e da allora fui felice!” La prima luce che ci regala la notte di Natale è dimenticarci. Vorrei con grande stupore dire grazie a tutte le mamme e ai papà qui presenti, ai nonni e alle nonne: quando avete generato vita vi siete tirati indietro, vi siete dimenticati e avete fatto spazio all’altro, ai vostri figli, avete indietreggiato per generare e avete cominciato a dimenticare voi stessi per far piacere all’altro, per dare gioia piena ai vostri figli. Vorrei dire grazie a voi confratelli sacerdoti e persone consacrate: avete anche voi dimenticato voi stessi e voi stesse per dare la vita, il corpo e l’anima a tutti perché Dio sia nel mondo. Ricordo con emozione il giorno dell’Ordinazione diaconale e sacerdotale, quando ci hanno fatto prostrare a terra e abbiamo dimenticato noi stessi, costretti a seppellire il nostro io, per farne dono senza sconti per tutti. Vorrei dire grazie a tutte le persone sole che con fatica cercano di dimenticare la loro solitudine e offrirla a Dio perché nessuno sia solo, mai. Vorrei dire grazie a tutti voi che siete qui presenti e rassicurarvi che Dio nel segreto ha visto quante volte, con qualche lacrima, vi siete dimenticati per amore. Questo dimenticarci ci ha inondato di un torrente di luce. Vorrei dire grazie a questa nostra splendida parrocchia: le voglio io per primo un bene grande ed immenso; ma sono testimone di come tanti qui si dimenticano del proprio io, per fare posto al noi, a quel noi meraviglioso che ci fa famiglia, una , senza alcun frammento di divisione. La Parrocchia non è fatta da pezzi da dividersi tra sacerdoti e collaboratori, ma spazio materno, dove un noi reale si fa casa per tutti, come questa notte.
Cari ragazzi e giovani presenti, cominciate a sognare vite che hanno il piacere di dimenticarsi; solo progetti di esistenze consumate fanno vivere alla grande e per sempre!
Il torrente di luce ci invade perché, scrive Santa Teresa: La Carità mi entrava nel Cuore! Che bello stanotte, non c’è spazio in noi di nessun frammento di buio, di egoismo: siamo invasi totalmente dall’Amore! Questa Carità che ci riempie ci fa uomini e donne così sazi che gustiamo la vita, questa vita. Non un ‘altra; non quella che abbiamo sognato, non quella che a volte affiora in un sogno che ogni tanto riapriamo, ma che mai si realizzerà. E’ la notte in cui puoi guardare negli occhi chi vive accanto a te, la tua famiuglia, i tuoi amici e gustare della vita che con loro si costruisce, con le sue fatiche e le sue contraddizioni, con le sue conquiste e le sue speranze. Stanotte siamo nelle luce, perché gustiamo chi siamo, cosa viviamo e con chi viviamo. Stasera guardiamoci negli occhi e ripetiamoci: grazie perché, nonostante tutto, con te accanto, con voi accanto gusto la vita, gustiamo la vita che Dio ci ha permesso di condividere, di consumare insieme. Io stesso guardo questa comunità e con voi gusto la gioia piena di essere uomo e sacerdote, felice che la mia vita vi abbia incontrato. Grazie perché nelle vostre case, a volte pure con qualche contraddizione, vi ostinate, ci ostiniamo a gustare le nostre giornate, il nostro tempo, a gustare pure qualche ferita, a gustare pure il modo in cui discutiamo, a gustare pure le cattive abitudini, a gustare il presente e gli altri come dono prezioso che ci porta in cielo inondati di vera luce.
Il torrente di luce c’invade perché sentiamo stanotte la certezza che non c’è grandezza che non passa per la piccolezza. Come non rimanere disorientanti che Dio Infinito, si nasconde in quel delicatissimo Corpo in una grotta fredda ed improponibile? E’ l’ora di cominciare a scorgere l’Infinito nella piccolezza della vita, nei dettagli insignificanti e a volte anche ripugnanti della vita; è l’ora di guardare negli occhi un figlio ( piccolo o grande che sia) e nella piccolezza dei suoi occhi scoprire il Dio Infinito; è l’ora di ripensare al volto di un familiare in cielo e fare memoria viva della sua umiltà per tornare a rivedere Dio. E’ l’ora di cercare Dio nel quotidiano monotono e a volte irrilevante, è l’ora di diventare giganti nella piccolezza.
E’ la notte dove c’invade il torrente della luce perché siamo finalmente amici di Dio. Un’amicizia che chiede un cuore spalancato. Dio è stasera per me e per te: non sono importanti stanotte le cose che facciamo… vedo che talvolta nella chiesa, nel mondo del lavoro, qualche volta anche nelle relazioni umane, dobbiamo mostrare il nostro bene per forza con prestazioni buone, ma dove l’io è troppo ingombrante, ci serviamo della realtà perché sia lo spazio che ci realizza. Ciò che ci realizza è essere amici del Signore. Il Natale è bello perché non ci chiede nulla, non ha bisogno di nulla, ha bisogno che andiamo davanti al Bambino con il nostro niente e facciamo della Sua amicizia, del suo volerci amare il vero tesoro. Che saremmo, Signore, senza essere tuoi amici? Che mi servirebbe una vita dove farò pure tante cose buone, ma perdessi l’amicizia con Te? Che mi servirebbe che mi ricordino per ciò che ho fatto e non perché sono tuo amico? Signore, facci poveri di tutto, spogliaci davvero e saremo contenti solo di te. Ci seduce stanotte quest’amicizia, ci affascina e ci fa tornare innamorati di Te.
Signore, ho bisogno di esserti amico e di niente altro e davvero la tua dolce amicizia sia un torrente di Luce. Il coro delle mamme di San Roberto, giovedì hanno cantanto ai bambini una canzone famosa di questo tempo: abbiamo un compito speciale, ricordare al mondo che è Natale; vogliamo stanotte gridare con gioia che è Natale perché , Signore, la tua carne si è avvicinata alla nostra e sarà luce di amicizia con Te per sempre. Scriveva J. P. Sartre: “ Se Dio si facesse uomo per me, per me, lo amerei lui solo. Ci sarebbe un legame di sangue tra lui e me, e per ringraziarlo non basterebbero tutte le vie della mia vita”!
Vorrei che diventassero vere le parole di Santa Teresina:
Dimenticando la mia miseria grande vieni ad abitare nel mio cuore povero.
Il debole mio amore mi basta ad incatenarti, mio Signore.
Bellezza suprema, mio Diletto, a me te stesso doni;
ed io in cambio, t'amo, Gesù:
così che solo un atto d'amore è la mia vita.
Vi auguro per il bene che vi voglio che il Natale 2023 sia per ognuno di noi il ricordo che stanotte siamo diventati di più amici di Gesù, ancora più di ieri. Amen.
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