Omelia del Venerdì Santo

“ Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso”.

O Croce , ti sei ritrovata sulle spalle del Signore. L’ingratitudine del popolo, le urla e la cattiveria violenta ti hanno fatto giungere improvvisamente sulle spalle del Figlio di Dio.

Anche noi, spesso ti consegniamo sulle spalle dei nostri fratelli e sorelle.

Sì, spesso sei presente sulle spalle dei nostri genitori, del marito o della moglie, del figlio o della figlia, del fratello o della sorella, dell’amico o del collega di lavoro … Si trovano Te, o Croce, quando si sono incontrati con il limite del nostro amore, con la nostra misericordia improvvisamente camuffata da falsa disponibilità, con la maldicenza, con il giudizio tagliente delle parole, con la critica nascosta nel segreto dei dialoghi fatti alle spalle, con il cinismo di chi vuole cambiare le cose senza carità, con le mani e gli occhi chiusi alla ricerca solo di se stessi. O croce, ti mettiamo sulle spalle degli altri quando abbiamo deciso di non allargare più il cuore, quando la sorgente della fraternità è improvvisamente arida e sterile.

O Croce, sei spesso sulle spalle di uomini e donne feriti dalla fatica di separazioni forzate e tradite, da sorrisi negati, da abbracci non più sereni e densi di gratuità.

E’ l’ora Tua o, Croce, quando il dono di noi stessi si è frantumato in un agghiacciante egoismo.

Anche noi sulle nostre spalle ci troviamo a portare improvvisamente la Croce: la telefonata di un imprevisto, di un incidente, di una malattia , di un limite inaspettato e non calcolato… sì, spesso vorremo seguire Dio in un modo, ma Egli ci ha preparato una pasqua non calcolata, non costruita nel dettaglio, ma che si è affacciata come una minaccia inattesa eppure lì anche a noi ci viene consegnata la Croce. Porto nel mio cuore il ricordo di quando giovane sacerdote a ventisei anni il parroco mi chiamò nel suo ufficio e mi disse che aveva pensato molto, era incerto … ma voleva affidarmi un giovane di ventisei anni, mio coetaneo, colpito da una malattia grave che lo rendeva immobile nel letto … ogni venerdì mi ero preso l’impegno di portargli la comunione … un mio coetaneo alla fine della vita … quanto ho imparato da Roberto … arrivò a dirmi: offro il mio vedere il soffitto per i giovani come noi, perché non sciupino la vita. Ricordo il mio parroco dire al suo funerale: Roberto ci ha insegnato a portare la Croce, ci ha insegnato a noi ad essere preti … oggi lo ricordo perché lo sento tanto vicino proprio per capire che la Croce o diventa esistenza offerta o diventa una condanna triste e disperata.

O Croce, possiamo evitarti?  Tu, o Croce sei necessaria se vogliamo amare sul serio. Rispondere all’amore significa accoglierti volentieri: non c’è amore autentico se sulle spalle non c’è una Croce. Carissimi, vogliamo amare fino alla fine, e questo richiede dire sì a Te o Croce, senza tentennamenti. Da ragazzo ho voluto bene la Madonna con il titolo di Madre della Perseveranza… riconosco che è un dono immenso …  chiediamolo insieme alla Madonna… di amare con tenace perseveranza, tenendo ferma la croce sulle spalle. La Croce è perseverante, perché amare fino alla fine significa non volgersi indietro. Chi mette mano all’aratro ( e l’alratro è segno proprio della Croce) e poi si volge indietro, non è adatto per il regno dei cieli. O Croce non può esserci spazio per il ripensamento, il dono deve rimanere dono. Se ti accoglo sulle spalle non posso lentamente togliere un pezzettino, provare a sollevarmi riconsegnando qualcosa, riprendendo ciò che ho regalato. O Croce, tu chiedi di stenderci per terra, e non rialzarsi più:  con Te , o Croce, si è servi sempre, servi e si è servi non con un peso, ma come un dono.

Gesù, ci piace immaginare che Tu la Croce l’hai gustata, assaggiata come un cibo delizioso, per te non c’è vita senza il servizio, senza il dono. Come direbbe don Tonino Bello siamo orgogliosi di essere servi inutili a tempo pieno!

Ma la bellezza della Croce non è un compito cui dobbiamo portare un risultato: nella vita l’amore non è un progetto, non è un piano da consegnare alla fine della vita… è bello che sotto la Croce c’è un discepolo giovane, l’amato; il più giovane. Con Gesù ha vissuto un’amicizia serena e solida, intima e vivace. E’ sotto la Croce un amico discepolo. La Croce sulle spalle, ma con il cuore che pulsa di amicizia con Gesù. Questo è il ritratto dell’uomo del Venerdì Santo. Siamo contenti della Croce perché siamo tuoi amici, Signore.

E’ bello gustare la dolcezza di questa amicizia: la Croce mi piace perché ha l’odore del Signore, perché porta il profumo dell’intesa e dell’amicizia.

Ci attira la Croce, perché ci attira l’amicizia densa di amore. Con Giovanni siamo sotto la Croce , ma con il cuore intenso, ricco di un’amicizia folle, da innamorati. Gesù, ti voglio bene e confido in Te!

Sulla Croce c’è lo Sposo della nostra anima, scrive Chiara Lubich, Gesù abbandonato, mica si può adesso buttarlo via, bisogna abbracciarlo; allora lo abbracciamo, cerchiamo di abbracciarlo. Anche noi quando c’è Gesù abbandonato, quando c’è un dolore, dobbiamo dire: ecco, sei tu, sei lo Sposo della mia anima. E se tu lo vivi, cosa succede? Che viene la pace dentro, viene la gioia dentro, e quel peso del dolore non c’è più, non c’è più. Perché non c’è più? Perché al posto di Gesù abbandonato che viveva in te, è fiorito il Risorto, e il Risorto è lo Spirito suo che emana i suoi doni, per cui tu senti dentro di te: gioia, pace, forza, tutto…, viceversa è sparito quello che prima…
Per cui il mio consiglio è: abbraccialo bene!

O Croce, stasera tutta San Roberto ti abbraccia e da oggi riprendiamo a servire i bambini, le bambine, i giovani, i genitori, le persone sole, gli anziani e i nonni con il gusto della Croce e solo così saremo una madre dal cuore aperto, una comunità che mentre abbraccia la Croce è capace di generare con fecondità enorme . Tu o Croce, sei albero fecondo. Noi vogliamo oggi davanti la Croce rinnovare la nostra scelta nuziale. Non vogliamo vivere da estranei l’alleanza del Battesimo. A Te o Croce chiediamo per San Roberto gioia ed entusiasmo quando vengono a mancarci le risorse. A te o Croce Sposa chiediamo la grazia di relazioni serene e limpide, intrise di pura fedeltà. A Te, O Croce, chiediamo il vino delle nozze, il Tuo Sangue, non affidandoci a noi stessi, ma la parrocchia sia come una delle giare di Cana, pronta ad accogliere il vino del sangue crocifisso e noi possiamo essere una parrocchia colma del vino nuovo della testimonianza pulita e perseverante. Amen.

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