Carissimi,
un grande equivoco accompagna la nostra preghiera per i nostri defunti.
In genere tutto si riduce al ricordo, alla memoria di ciò che è sato vissuto, ai momenti significativi, alle gioie, alle delusioni, ai passi compiuti insieme… tutto questo è bello, ma il grande rischio è di schiacciare tutto sul passato. Tutto si concentra solo su ciò che è stato, su ciò che si è vissuto. Facciamo fatica a dire parole sul presente e sul futuro.
La speranza cristiana, che accompagnerà il cammino giubilare di tutta la Chiesa, ci spinge, invece, a guardare all’oggi, a dire parole di futuro.
Il pensiero ai cari non può, per noi, ridursi solo al passato, al già vissuto.
Oggi i nostri fratelli e sorelle defunti stanno agendo per noi, sono in preghiera loro per primi. La comunità dei nostri cari sta pregando ora, in questo oggi, e desiderano fortemente che in noi si risvegli l’attenzione per la vita eterna.
Questa è la loro missione, questo è ciò che Dio ha affidato alla loro responsabilità: i nostri cari desiderano risvegliare la nostra fede nel Cielo nel presente e per il futuro stanno già preparando la nostra vita eterna con loro in Cristo.
Essere in comunione con loro è risvegliare il desiderio del cielo: la speranza non delude perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito.
E’ bello pensare che in questa messa non siamo spettatori dei nostri cari e loro non sono lontani da noi come fosse un abisso difficilissimo da comprendere e da raggiungere: amiamo pensare che dalla loro preghiera e dal loro affetto per noi, dal cielo viene riversato in noi, nei nostri cuori l’abbondanza certa dell’amore di Dio Padre.
Essi, i nostri defunti, sono canali sicuri e affidabili di questa grazia e di questa familiarità con Dio Padre.
Ecco il loro presente: a loro siamo grati perché ci aiutano, grazie alla loro confidenza con noi, a farci crescere nella familiarità con l’amore del Padre, ci aiutano a essere consapevoli di essere figli, risvegliano in noi la nostalgia del cielo.
Grazie davvero, cari nostri genitori, fratelli sorelle, coniugi, parenti, amici in cielo: con voi cresciamo nella speranza e la vostra preghiera, aumenta la certezza che siamo riconciliati con Cristo e insieme siamo una sola cosa.
E’ bello allora pensare a gesti ultimi vissuti fisicamente con i nostri cari: una carezza, una lacrima, le ultime parole condivise… sono stati il gesto non di una fine, ma di un inizio. Ci sono stati regalati momenti, un momento che ha avviato questo cammino di acquisire criteri nuovi di vita. I nostri cari, dal cielo, ci stanno insegnando a vivere, ci invitano a cercare ciò che conta veramente, ci chiedono di consegnarli per scoprire con loro che solo la vita eterna è ciò che ci unisce e ci rende stabili per sempre.
Non si tratta di dimenticare, ma di consegnare; non si tratta di perdere, ma di affidare; non si tratta di dire fine ad una relazione, ma di cominciare con loro la nostra eternità.
Nello stesso tempo i nostri cari ci dicono che non è stato tagliato il legame, ma con la loro preghiera, stiamo ritrovando insieme le nostre radici, l’unica radice che è il Paradiso.
Quando non c’ è più una persona cara si potrebbe decidere di non vivere, di doversi condannare a vivacchiare, a non gustare più la vita, a sopravvivere. Come cristiani, oggi, in questa chiesa tutti portiamo un po’ di dolore e di paura, ancora di rabbia per la perdita di un affetto importante, portiamo la ferita della solitudine oppure di una compagnia che ci disturba perché abbiamo perso la vera compagnia. Oggi la comunità dei nostri cari defunti sembra indicarci, invece, nella fraternità, la via della guarigione dal lutto: incontrarsi è l’inizio. Ritrovarsi è il progresso, è bello sapere che c’è qualcuno su cui puoi contare, qualcuno con cui puoi condividere la tua storia e quindi un cammino, qualcuno che capisce la tua lingua, qualcuno disposto ad ascoltare e a condividere il tuo vissuto. Sia così anche il nostro essere comunità e potremo insieme far circolare la speranza nel cielo, la certezza che il futuro sarà la fraternità del cielo.
Ci sono diversi ostacoli a questi pensieri: la modalità della morte. Ognuno di noi, è inutile nasconderlo, si porta dentro la ferita che brucia: chi ha perso un genitore fin da bambino, chi ha perso un figlio, o un fratello o una sorella molto prima del corso della natura, chi, come me, ha perso un genitore per esempio o un caro per un grave incidente, potrebbe faticare e forse sentirsi disturbato da tutto ciò che abbiamo detto. La morte porta con sé la crudeltà della Croce: la croce è incomprensibile e sembra creare ogni barriera alla speranza. E’ impossibile credere davanti a una morte così… lo abbiamo pensato tutti in circostanze appena elencate. Avrei sognato la morte nella serenità di una stanza, nell’età matura, con il sorriso di chi mi ha amato da sempre… eppure non è così. E’ un mistero: sì, perché se pure vogliamo la Croce, questa non possiamo sceglierla, la Pasqua ci viene preparata, non siamo noi a scegliere il modo, il tempo e l’ora. E’ un mistero, ma seguire Cristo è lasciare che scelga Lui il modo, a noi deve rimanere vivo solo il desiderio di seguirlo.
Ma nel cuore sappiamo, come diceva don Tonino bello, che la Croce ha una collocazione provvisoria e che dietro ogni croce c’è la luce della Risurrezione. Dopo la notte c’è l’aurora, dopo l’inverno la primavera.
Infine ci portiamo nel ricordo triste l’immagine del corpo inanimato dei nostri cari: eppure quei corpi sono spesso arrivati all’ultimo respiro consumati per amore come il corpo di una mamma, di un papà, di un marito, di una moglie… è bello pensarli come consumati di amore per noi: il loro corpo ci spinge a consumarci ogni giorno per amore e abbracciare il sogno di Dio per noi.
Presentiamo tutti i defunti , tutti i corpi quelli più straziati dalle calamità naturali, dalle guerre, dalle violenze, dalle solitudini.
Nel Getsemani un angelo è venuto a consolare il Signore: Il dolore e l’angoscia non ci sono risparmiati, ma la consolazione di un angelo, anche di un nostro caro stasera, non fa svanire il dolore, ma ci fa scorgere spazi di speranza e di fiducia. Vi auguro di percepire stasera che dalla porta spalancata della nostra Chiesa tutti i cari entrano e siedono attorno a questa ‘altare per farci già adesso sperimentare il cielo. Amen.
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