Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni
Fratelli, voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, nei quali un tempo viveste, alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle Potenze dell’aria, quello spirito che ora opera negli uomini ribelli. Anche tutti noi, come loro, un tempo siamo vissuti nelle nostre passioni carnali seguendo le voglie della carne e dei pensieri cattivi: eravamo per natura meritevoli d’ira, come gli altri.
Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati. Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù.
Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo.
VANGELO
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
MEDITAZIONE
E’ così bello trovarci insieme, nel celebrare i nostri 91 anni! E’ bello quello che la Parola stasera ci consegna: recuperiamo chi siamo e cosa è per davvero una comunità cristiana. Paolo nella prima lettura ci ha detto che siamo infatti “opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo”.
Oggi rendiamo grazie per le “opere buone” che in 91 anni Dio ha preparato per questa comunità: c’è una storia, un progetto, un sogno di Dio che prende sempre forma, si serve di persone, sacerdoti che si sono succeduti, collaboratori, fratelli e sorelle, che hanno camminato in questo progetto e in questo sogno. Noi oggi siamo coloro che qui siamo chiamati a camminare; non possiamo permettere che si fermi il sogno di Dio, camminiamo insieme nello scrivere con generosità l’opera feconda ed intensa dello Spirito per la nostra comunità.
Le vogliamo tutti bene, ne siamo parte viva e siamo orgogliosi di essere qui stasera.
E mentre camminiamo nell’opera di Dio, mentre insieme ci edifichiamo, mentre insieme ci mettiamo a disposizione del sogno di Dio per questa parrocchia, noi diventiamo una comunità che non accumula per sè, ma arricchisce presso Dio. A volte lo cantiamo: un cuore immenso ci unirà, un cuore la comunità, un dono che Tu ci fai, è il Corpo che tu ci dai. Stasera con un cuore allegro ringraziamo e spezziamo il Pane che Dio ancora ci dona con continuità instancabile. Siamo insieme, attorno ad un cenacolo, di amore e di unità tra noi. Nessuna divisione, ma un cuore solo.
Davvero in questi 91 anni questa comunità, di generazione in generazione, è diventata ricca di Dio: arricchiamo noi stessi presso Dio, con i nostri incontri, con le nostre iniziative, di domenica in domenica e qui diventa la casa dei fratelli e delle sorelle che hanno trovato nell’amicizia con Dio il vero tesoro.E’ questa una certezza che siamo chiamati a condividere e a comunicare a tutti, davvero a tutti. Dio ci ha benedetto ancora una volta con 552 ragazzi nella catechesi, più circa una sessantina di adolescenti che in queste settimane hanno ripreso il loro cammino. Dietro di loro ci sono famiglie, genitori, persone che hanno il diritto di trovare in noi parole di speranza; siamo chiamati ad essere popolo che cammina nelle opere buone, insieme, e che non fa di questi numeri un aumento dei magazzini della propria superbia o orgoglio, ma dono per sentire di più la responsabilità di testimoniare che si diventa ricchi sul serio, solo se ci si arricchisce davanti a Dio. Ringraziamo chi per 91 anni questo lo ha testimoniato e lo ha condiviso e che ci consente stasera di elevare a Dio il nostro grazie.
La Parola sembra darci un programma in quattro verbi che vogliamo leggere in positivo.
Chi ha fatto della vita un magazzino sicuro si illude e penserà che potrà riposare, mangiare, bere e divertirsi. Sono verbi che vengono letti distanti da un progetto di comunità. Noi questi quattro verbi li vogliamo far diventare programma della nostra parrocchia per entrare insieme, mano nella mano, nel grande Giubileo, e attraversare, insieme, da fratelli la Porta santa dell’amicizia e della salvezza.
Riposarsi:
Non sia il verbo del chiudere le orecchie al grido dei nostri fratelli. Il riposo di Dio nella Bibbia ha a che fare con il riposo del sepolcro che sta generando vita, nell’opera silenziosa di Dio doppo aver creato, nel riposo di chi contempla le meraviglie che ci sono donate. E’ per noi l’invito ad un’opera silenziosa, ma feconda. Siamo chiamati quest’anno a lavorare insieme, senza parole, nel silenzio e nel segreto perché si veda solo l’opera di Dio e non la nostra. Siamo chiamati a dare il primato alla preghiera, a trovarci spesso insieme a pregare e a contemplare quello che Dio sta operando qui, anche attraverso la nostra disponibilità silenziosa e feconda. Entriamo nel riposo di Dio, nel suo segreto, e il Padre nostro, che vede nel segreto, ci ricompenserà. Entriamo nel riposo di Dio per non cadere nel tranello che daremo vita solo se faremo opere visibili, ma che genereremo vita, che saremo capaci di generare fede, se diventeremo nel segreto, chicco di grano che muore e nel segreto della terra, produce frutto che dura per sempre. Proviamo a nasconderci, senza voler primeggiare, proviamo a nasconderci per fare spazio a l’Unico, il Figlio, l’Unico che siamo chiamati a manifestare.
MANGIARE
E’ il verbo dell’Eucarestia. Il verbo del pane spezzato, della vita consumata. Lasciamoci mangiare, più che divorare, lasciamo che gli altri ci consumino: proviamo a perdere la vita per amore, a spenderci per dare il pane a tutti e non per trattenerlo per noi. Siamo chiamati a dire a tutti che il vero pane è qui, su quest’altare, siamo chiamati a mangiare tutti questo pane e spezzarlo per tutti. Siamo chiamati a dire a tutti che questo Pane, l’unico che sazia, è vicino, è a portata di mano, a disposizione, e nessuno se ne deve sentire escluso. Nel mangiare il Pane della Vita, allarghiamo il cuore, le mani, lo spazio della nostra testimonianza perché tutti possano trovare casa attorno al nostro altare.
BEVI
Sì, vogliamo bere il calice che il Signore ci offre. Beviamo il suo sangue e chiediamo la grazia di avere in noi i criteri di Dio. Preghiamo perché lo stare in parrocchia ci faccia bere, assimilare, fare nostri i criteri del Vangelo, perché nel mondo, nelle nostre case, nei nostri circoli di amicizia possiamo tutti agire, parlare, pensare come agisce, pensa e parla Dio. Che davvero l’esperienza di comunità ci faccia diventare uno con il Cristo Crocifisso e Risorto. Il mondo ha bisogno dei criteri di Dio, il mondo ha bisogno che lo spazio di Dio aumenti: chiediamo che ogni nostro momento e azione comunitaria possa essere davvero incoraggiamento a dire: Dio ha davvero allargato la Sua presenza nella nostra storia, nella storia dei nostri ambienti di vita e dei nostri spazi intimi e nascosti.
DIVERTITI
Sì, la Parrocchia sia la casa della gioia, dell’entusiasmo: qui tutti trovino ristoro, sollievo, escano con meno pesi e un supplemento di speranza e di fiducia in se stessi, negli altri, nel mondo. La parrocchia sia luogo di divertimento, di allegria perché vogliamo che sia la casa della fraternità: i gruppi siano vie che rafforzino i legami, che cantiamo insieme come provano i nostri cori, che siamo spazi di allegria serena, perché ci sentiamo mano nella mano, senza appartenenze isolate o chiusure reciproche. Preghiamo di divertirci tutti e anche se sembra un sogno impossibile, crediamo che la bellezza della parrocchia è che prova ad assomigliare al Paradiso e che tutti, attorno all’Eucarestia, che qui si celebra da 91 anni, sperimentino dal vivo che è più bello il Paradiso che aver cercato se stessi. Preghiamo che la parrochia non sia un magazzino dove accumulare il raccolto abbondante, ma spazio leggero dove tutto, ogni diversità e ogni affinità, ci consentono di arricchire solo davanti a Dio e con coraggio allora possiamo riposare, mangiare, bere e divertirci per continuare a camminare spediti nelle opere buone che Dio ci ha già preparato per questo anno santo. Che sia festa per tutti e la nostra fede sia fonte di salvezza.
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