Omelia del Giovedì Santo 2025

Carissimi,

sono sempre molto emozionato a presiedere la Messa del giovedì Santo: è la messa in cui si ricorda la nascita dell’Eucarestia e del sacerdozio. L’emozione mi nasce perché si tratta di una Messa piena e densa di umanità. Il Cenacolo è un po’ come una parrocchia: quella sala dove Gesù  raccoglie i Dodici in una vera intimità, diventa una sala universale, una sala affollata: lì Lui si offre, come dice ai Dodici, “ per voi e per tutti”, per la nuova ed eterna alleanza. E’ così la sala dove si gusta il dono e la fraternità, dove ognuno ha diritto di entrare e di trovare casa.  E’ la  vera festa di una comunità cristiana. Tutti dobbiamo spingerci per entrare, ognuno dovrebbe provare a far entrare l’altro  perché sentano dal vivo, con le proprie orecchie e soprattutto con il proprio cuore: “Questo pane è per te, questo sangue versato è per te! E così diventa la sala dove si riprende coraggio, dove si viene rianimati, la sala dove si ritorna a vivere non più con le proprie risorse già esaurite, ma si ricomincia  a vivere portando dentro di sé il sangue di Cristo, la forza che ci regala Cristo, riempiti di Lui! Come arriviamo alle porte di questa sala? Alcuni vi entrano soli, altri vorrebbero avere con sé tutta la famiglia, ma si ritrovano con una parte di essa, alcuni vi entrano con una solitudine ferita, altri vi entrano sereni, senza problemi o dolori, altri provati e stanchi, altri cercano di arrivare, ma non ce la fanno perché nessuno li aiuta, altri arrivano all’ultimo momento, qualcuno si vergogna e si mette in fondo pensando di non averne diritto e nel cuore ripetono: “Signore, abbi pietà di me peccatore” eppure non si accorgono che quella sala è per loro, altri ci sono pensando di averne diritto, con la pretesa di credere che quel pezzo di pane è solo per loro, per pochi privilegiati, per chi ritiene di essere giusto e disprezza gli altri, per chi crede che non è peccatore… alcuni addirittura dividono quel pane, lo spezzano escludendo volontariamente alcuni… eppure è un pane santo, che bisogna sì accogliere con dignità, ma è il pane dei poveri, dei peccatori e di chi è solo. Insomma vorrei incoraggiare tutti stasera a sentirsi qui a casa perché così ha voluto Dio, a trovare un luogo di ristoro fraterno, semplice, toccati dal soffio di Dio che si mette al nostro fianco e con le lacrime agli occhi dire: “Signore, mi basta un solo pezzettino di quel pane, un solo frammento e stasera divento l’uomo più ricco del mondo. Un solo frammento, un piccolo frammento della tua Santa Umanità, della Tua santa divinità mi permetterà di tornare a vivere”.

Signore, un solo frammento di Te, anche una briciola e io ritorno a mettere ordine dentro di me, ritorno a gustare chi sono, ritorno a guardare gli altri con gli occhi della misericordia, ritorno a credere che la vita è meravigliosa, ritorno a respirare con polmoni sani, ritorno a vivere alla grande: Signore, stasera ci sia un frammento per me e grazie perché lo so che Tu lo hai preparato, grazie perché so che nel tuo cuore il pensiero per me è più di un frammento, lo so che per me hai dato la vita e ti ringrazio che mi regali vita nell’umiltà di un frammento, insegnandomi che si vive si di poco, ma che si vive di tutto, solo  se c’è l’amore.

E così, Gesù, diventiamo stasera coraggiosi mendicanti di un frammento di pane, mendicanti però del tuo amore abbondante: solo così si vive, capaci di adorare un frammento, ma di accogliere un grande amore. Gesù, stasera vorrei dirti: nella vita mi rigiro, mi stanco, cerco altre strade, penso ad altri progetti, sogno una vita diversa.. ma alla fine ho nel cuore l’emozione di dirti: “Tu sei il più grande amore della mia vita, Tu sei la mia roccia, Tu sei l’amico che mi sta al fianco ogni giorno, fino alla fine e su quest’amicizia desidero continuare a costruire tutta la mia storia: essa si possa definire un giorno proprio così. Che bello se di me si potesse dire non cosa avrò fatto, non chi sono  stato, ma che bello se di ciascuno  si potesse dire: è stato ed è amico di Dio! Nella sua vita ha gustato Gesù che gli è stato al fianco ogni giorno, fino alla fine!

Che onore per me stasera avere la possibilità di ricevere la vostra testimonianza: questa parrocchia è bellissima perché il Signore mi ha regalato persone che hanno voglia di credere in Lui. Ho l’onore di lavare i piedi a dodici papà che rappresentano tutta la comunità e che esprimono quella nota della paternità con cui ho voluto in questi anni impostare la vita della nostra parrocchia: laddove anche io personalmente sono stato messo alla prova proprio nel perdere il padre sulla terra, ho cominciato a dover imparare, senza tanti strumenti, cosa volesse dire essere chiamato ad essere segno per una parrocchia della paternità di Dio. Nel lavare i piedi di dodici papà è per me e per tutti noi stasera la possibilità di dire grazie perché siamo figli, nel lavare i piedi di dodici papà e dire grazie a Te, Signore, perché sei padre, è dire grazie per il modo in cui sei Padre nella nostra vita, per come abbiamo riconosciuto la tua paternità nei sentieri lineari e tortuosi della nostra storia. Mi inginocchio davanti ai piedi di un padre perché sono piedi che pulsano di vita: mi fanno pensare ai piedi di Dio nel giardino che si mette in cammino a cercare il figlio lontano per il peccato: “Adamo, dove sei?”, assomigliano ai piedi del padre Abramo che cammina verso il monte dove deve sacrificare il figlio… sono i piedi che portano il peso della tensione, della paura per il futuro dei figli, sono i piedi che devono camminare da soli e nessuno può capire fino in fondo la solitudine di un papà, sono i piedi di chi corre ad annunciare notizie belle, sono i piedi di chi deve correre più veloce del mondo per arrivare in tempo e togliere ai figli una mentalità di egoismo e correre ad arrivare per primi per dare ai figli la ricchezza di quel Vangelo, di chi corre per non lasciare che il mondo rubi i figli, lasciandoli senza Dio, sono i piedi del padre misericordioso che corre ad abbracciare il figlio che ha sbagliato e che sa sempre dare nella propria casa misericordia, sono i piedi sicuri e fermi come quelli di San Giuseppe che, con il passo certo della fede, custodiscono e proteggono…. Insomma nei piedi dei nostri papà ci leggo tutta questa ricchezza e così mi sento onorato di inginocchiarmi davanti a loro. Il rito prevede anche che il sacerdote baci il piede appena asciugato: vorrei che ogni papà e mamma, nonni o nonne presenti qui stasera sentano il bacio grato di Dio, sentite la gratitudine di Dio per ciò che siete e vorrei anche io dirvi grazie per l’esempio che in queste mura date: vi ringrazio per come siete genitori. Questo bacio sia il segno della gratitudine di Dio per la rettitudine, la limpidezza con cui cercate di portare avanti le vostre famiglie. Sia un segno che doni coraggio, sì, “coraggio, andate avanti a costruire famiglie belle, sane; coraggio andate avanti anche se feriti, anche se soli… la vostra rettitudine è il tesoro più bello che potete lasciare ai vostri figli e la testimonianza che arricchisce anche questa comunità. Signore, toglici pure tutto mai l’amicizia con Te e la rettitudine del cuore con cui facciamo le cose. L’Eucarestia stasera ci faccia a tutti questa grazia: amicizia con Gesù e rettitudine del cuore.

Avremo poi l’onore prima di ricevere l’Eucarestia di scambiarci il segno della pace e della fraternità: è il frutto più bello del gesto della lavanda dei piedi. Ci ricorda che non c’è  servizio senza fraternità; per noi come parrocchia deve essere la regola chiave che dovrebbe essere scritta nella porta della segreteria, prima  di ogni riunione…non ci sia carità, senza fraternità. Se non ci vogliamo bene tra noi non servirebbe a nulla ciò che facciamo. Sono grato a Dio che in questa parrocchia avverto e sento tanta fraternità. Nell’abbracciare così i Dodici papà vorrei come pastore abbracciare davvero tutti, vorrei far sentire l’abbraccio della Chiesa per tutti e chiedere perdono se come padre di questa famiglia non sono riuscito ad arrivare a tutti e non sono stato attento a tutti allo stesso modo, ma nell’abbracciare tra poco questi dodici papà vorrei spalancare le porte della parrocchia e abbracciare in loro tutti e ciascuno e riappropriarci della bellezza di servire Dio in questo quartiere, insieme a ciascuno di voi. Vorrei viverlo come un abbraccio anche denso di umanità ed esprimere gratitudine per l’amicizia che reciprocamente abbiamo. Stasera mentre ci daremo la pace guardiamoci negli occhi e ringraziamoci per l’amicizia che c’è tra noi; sia il modo più bello per entrare nel Triduo pasquale.

Da ultimo sapete che oggi è anche la giornata in cui i sacerdoti ricordano la nascita del loro sacerdozio e sono chiamati a rinnovare le loro promesse.  Mi permetterete di dire pubblicamente grazie al Signore perché sono sacerdote: Signore, non penserei la mia vita diversa e ti ringrazio perché ormai da diciotto anno sono sacerdote e mi ritrovo a celebrare per la diciottesima volta questa bellissima giornata. Ti ringrazio di ciò che mi hai donato, per i fratelli sacerdoti che hai messo sulla mia strada, che mi hanno voluto bene, mi hanno accolto e come bravi padri mi hanno insegnato a camminare e a servire la Chiesa; vorrei ringraziarti per gli attuali sacerdoti che nella tua bontà hai messo al mio fianco come fratelli ed amici e dirti grazie anche perché nel tuo disegno mi hai condotto ad essere a nome del Vescovo segno della tua paternità in questa parrocchia dove sono chiamato come primo responsabile a spezzare il pane della Parola e dell’Eucarestia: grazie, Signore, perché nonostante anche le mie fatiche e le mie stanchezze, non mi hai mai fatto sempre sentire l’impagabile onore di lavorare per te e per questa bella Chiesa di Roma che amo come madre per la fede che ho ricevuto. Insieme in questo giovedì santo  ti chiedo per questa parrocchia che possa fare un passo in avanti nel crescere nell’amicizia con Te, nella rettitudine del cuore, in un servizio ricco di fraternità, nella gratitudine di essere famiglia e Ti diciamo, Signore, che stasera la parrocchia  di san Corbiniano è entrata e vuole entrare in quel Cenacolo, non siamo fuori, ma siamo anche noi come parrocchia a mendicare quel frammento di pane: ne abbiamo bisogno, Signore, regalaci quel frammento e facci gustare il sapore di questo frammento, facci gustare le tue parole: “E’ il mio corpo per voi, è il mio sangue versato per voi e per tutti”. Amen.

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