VENERDÌ SANTO

Carissimi,

in quest’ora di dolore vorrei ripercorrere con voi le parole di Gesù sulla Croce nella Passione appena ascoltata.

“Ecco tuo figlio, ecco tua madre!”.

Leggevo, un po’ di tempo fa, un commento stupendo per noi consacrati che diceva: sotto la  Croce ci sono due vergini, il discepolo giovane e la Madre.

Mi colpisce molto: chi è la persona vergine nella nostra tradizione? E’ Colui o colei il cui spazio è tutto occupato da Dio. Nessun altro può violarlo: ogni frammento di spazio è solo per il Signore. Tutti sotto la Croce diventiamo vergini: stasera tutti vogliamo che Gesù Crocifisso sia il nostro Signore. La Croce, mentre è nascondimento totale di Dio, in realtà oggi diventa talmente imponente, che genera in se stessa questa realtà: niente ti appartiene, tutto è di Dio.

Sì,  grazie Giovanni, Grazie Maria: la vostra verginità sotto la Croce diventa per noi incoraggiamento, ci spinge a dire: Signore Crocifisso, desidero essere tuo, desidero essere tua, ti appartengo, non potrei lasciare qualcosa di me che non sia per Te. Tutto è per Te, Signore, perché ti amo. La Tua croce stasera ci seduce e davanti anche ad una sola goccia del tuo sangue vogliamo gridarti, Signore: Ti appartengo. La Croce sradica ogni nostro legame, rende tutto provvisorio, niente è proprietà privata, niente è spazio privato, o entra la luce di Dio o tutto non sa di verginità. Se si rimane vergini nel cuore,  scopriamo che tutto è dono. Chiediamo la grazia di un cuore vergine, tutti: chiediamo di amare senza possedere, di donare senza trattenere, di essere generosi senza riprenderci qualcosa, chiediamo la grazia di consegnare. Chiediamo la grazia di un cuor libero da noi stessi: solo la libertà ci farà dire con verità coraggiosa: Signore, ti consegno tutto, davvero tutto, perché niente è mio, tutto ha il gusto del tuo profumo, della tua delicatezza, della tua presenza, del tuo amore. Signore che ogni goccia del Tuo Sangue si riappropri di me, che ogni goccia del Tuo Sangue mi consacri nuovamente e riscopra la bellezza di un cuore vergine, tutto occupato da Te! Che sarebbe la mia vita, se non ci fosse il tuo sigillo? Che sarebbe la nostra storia se consegnassimo tutto all’altare del nostro io senza il gusto della relazione con Te? Signore, oggi sotto la Croce con Pietro, amo ripeterti: Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna! Giovanni la tua fedeltà giovanile, il tuo cuore pulito ci attragga, Maria, Madre di tutti, sostieni la nostra verginità e ti accogliamo nella nostra casa, nella nostra vita, perché Tu come Mamma continui a sciogliere i nodi della nostra superbia, e ci sostieni a perdere tutto per avere il tesoro della vita. Guardando voi creature vergini ci viene istintivo ricordare che dove sarà il nostro tesoro, sarà il nostro Cuore. Ecco, Tua Madre, ecco Tuo figlio: da Te Crocifisso riceviamo la libertà da noi stessi e il regalo di un cuore vergine, perché tutto è Tuo, Signore della Vita.

Ho sete

E’ la seconda espressione di Giovanni. E’ una espressione che suscita un’immediata compassione… per gridare questa sete, quanta arsura, quanta solitudine, quanta mancanza di sollievo. La Sete di Dio ci apre ad una solidarietà del cuore e della mente ai tanti straziati da situazioni dolorosissime, senza una mano amica,s enza una carezza, senza una parola di incoraggiamento, a croci troppo pesanti da non avere la forza per nulla… nel sentirsi abbandonati a se stessi. Carissimi, si tratta, davanti a questo grido, a recuperare un sussulto di umanità, davanti alla sete di tanti crocifissi. Ci sono vite spirituali intense, belle, devozioni personali autentiche, eppure devozioni gelide, senza un briciolo di umanità. La tua sete, Signore, ci riporta a ridare forza ad un umanità solide, a umanità impregnate di tenerezza, a umanità impregnate di calore e di fuoco… a che servono vite spirituali palafitte, con una bella impalcatura superiore, ma con quattro pali sgangherati di umanità. Ho sete ci spinge a curare umanità solide, complete, ad essere uomini e donne del “con”, uomini e donne che si mettono accanto, che sanno essere compagni di viaggio, non maestri. Ho sete dice anche il farsi mendicante di Dio: Egli tende la mano e ci chiede.

La nostra umanità perda ogni arroganza e sotto la Croce nessuno perda l’umiltà di chiedere. Qui sta il segreto della Croce: è troppo facile una vita in cui trascorriamo il tempo , con un pizzico d’orgoglio ad aiutare gli altri, a fasciare ferite, a dare, spesso con eroismo o un po’ di protagonismo il nostro aiuto. Si tratta di farci umili e chiedere acqua per le nostre ferite: lasciamoci condurre, lasciamoci guidare, lasciamoci toccare dall’amore degli altri. Non mettiamoci sempre nella condizione di amare, mettiamoci anche nell’umiltà di lasciarci amare. Facciamoci mendicanti, accettando la Pasqua, a volte pesante, che è stata preparata per noi. Non pretendiamo di programmare tutto, di decidere noi come amare, lasciamo che qualcuno ci ami e chiediamo l’umiltà di accogliere come ci ama, di accogliere quella modalità che mai avremmo voluto. Non pretendiamo che l’altro ci ami come vorremmo noi, saremmo egoisti. Accogliamo con gratitudine la goccia di amore che ci viene consegnata da chi ci vive accanto.

Sì, cerchiamo di chiedere e di accogliere che un altro ci cinga la veste e ci conduca dove noi non vorremmo. Signore, facci la grazia di mendicare, di accogliere come Tu ci ami, di accogliere la via che Tu hai pensato per manifestarmi il Tuo amore.

E’ compiuto

Sì, e’ compiuto. Che parola difficile e incomprensibile. Come si può dire che una cosa si compie quando si scontra e va a finire nel limite? Come Gesù, ha potuto dire che tutto è compiuto davanti alla Croce, davanti al limite terribile della morte? Aiutaci a dire, Signore, che c’è una compimento davanti ad un matrimonio che si è frantumato, davanti a un figlio o una figlia che non capiscono il mio amore per loro, davanti ad un’amicizia che si è rivelata un tradimento, davanti ad una malattia che si è improvvisamente affacciata, davanti ad una incomprensione non prevista, in mezzo ad un lavoro non riuscito, davanti a una solitudine che detesto, davanti ad una ingratitudine che non mi aspettavo… è compiuto, si fa pienezza quando dentro il limite io riesco a metterci amore, si fa pienezza e si compie quando non mi sento più vittima, ma mi sento abbracciato da Dio. Signore, il tuo ultimo respiro ti lasciano orami senza Parola: le tue parole diventano le tue braccia spalancate per me, per tutti. In esse mi rifugio, Signore, in esse trovo casa, in esse mi trovo compreso: è pienezza, tutto si compie nelle tue mani spalancate per me. Ne sento la vita dentro le mie mani, sento le tue mani che abbracciano il mio cuore, vedo la loro continua disponibilità. Signore, tutto è compiuto e stasera, davanti alla Croce, torno a dirti sì. La mia vita sarà piena, solo pronunciando il mio Eccomi: la tua Croce riempia il mio cuore di sì e non sarà vita se non dicessi sì alla Croce che hai pensato per me, alla vita che è frutto del tuo sogno su di me. Signore, Tu sogni per tutti la Croce, perché per me e per tutti sogni una meravigliosa vita piena di amore: Gesù , mentre ti adoro stasera voglio riversare con abbondanza la Misericordia di cui riempi la mia storia. Signore Crocifisso, sarà vita se sarò per te e in te strumento di misericordia e stasera, mentre mi chiami dalla Croce, voglio dirti sì per sempre. La Tua croce stasera mi attrae e mi seduce, non mi tiro indietro, voglio testimoniare che vale la pena spendere la vita dicendoti ora e per sempre il mio Sì. L’unico modo per spendere la vita è dirti Sì, è essere segno di braccia spalancate e generose come le Tue sulla Croce.

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